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    News dalla Fondazione

    Il cantiere dell’impossibile: le seconde in gita a Firenze

    • Categories News dalla Fondazione, News scuola sec. di primo grado
    • Date 09/06/2022

    A fine maggio le classi seconde della Scuola Secondaria di I grado sono andati finalmente in gita alla scoperta di Firenze, seguendo in particolare un percorso sull’architettura tra il Battistero e la Cupola di Santa Maria del Fiore.

    Il Battistero, Santa Maria del Fiore e le domande dei ragazzi

    Dopo aver ammirato i mosaici del Battistero e le porte del Ghiberti, dal centro della piazza i ragazzi sono rimasti colpiti dall’imponete facciata del  Duomo, così ricca di decori e dettagli. L’interno di Santa Maria del Fiore è invece parso spoglio ed essenziale. E subito è sorta una domanda: “Come mai l’interno della cattedrale Santa Maria del Fiore è così vuoto?”. Ecco allora la prima scoperta: l’interno raffigura il santo ventre della Madonna, infatti l’unico punto da cui filtra la luce naturale si trova sopra l’altare dove è situato Gesù. L’esterno invece rappresenta il vestito della Madonna, tutto ornato di decorazioni meravigliose che abbelliscono l’indumento.

    Ma perché proprio Santa Maria del Fiore? Una domanda non banale. Questo nome ha infatti un significato molto profondo, perché indica Maria quando portava in pancia Gesù Cristo suo figlio.

    E pensare che è tutto partito dall’ingegno di un uomo

    “Per le cose difficili occorre molto tempo; per quelle impossibili occorre più tempo. Esistono cose impossibili?”

    “Siamo nella Firenze del 1400, e un architetto pressoché sconosciuto si appresta a risolvere uno dei più grandi problemi del mondo: il suo nome era Filippo Brunelleschi. La chiesa di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, necessita della più grande cupola a muratura del mondo, che nessuno sa come costruire. Devono pure far smettere di piovere sulla navata centrale! Egli riuscì a convincere i giudici del concorso indetto per risolvere il problema grazie a un misto di ironia e genialità: “Sareste in grado di far stare in piedi un uovo su un piano di marmo?” L’impresa pareva impossibile, ma Brunelleschi, dando un piccolo colpetto, “ruppe il culo all’uovo” (citazione storica) e così ottenne l’incarico.

    Filippo si avvalse di numerose conoscenze architettoniche antiche trasmesse da Romani e Orientali, ma il metodo tecnologico era un mistero e lo rimane tuttora. Brunelleschi era in grado di costruire imbracature, grazie alle quali dei 70 operai impiegati ne morì uno soltanto, e gru rudimentali, il cui progetto ci è stato trasmesso grazie ai disegni del giovane Leonardo Da Vinci. Il primo problema da risolvere era rappresentato dai ponteggi in legno. A quel tempo, non esistendo alberi abbastanza alti, si pensò di ideare un ponteggio sospeso autoportante che permetteva di non partire da terra ma dal tamburo, ai piani alti: si risparmiava materiale. La seconda trovata del genio fu quella della disposizione dei mattoni. Se fossero stati posizionati in modo normale non avrebbero retto il proprio peso oltre a quello della gravità e l’intera struttura sarebbe collassata su sé stessa. Li dispose a spina di pesce, ovvero ogni 90 cm di mattoni messi in orizzontale, uno era in verticale, creando una struttura a spirale che avvolgeva la cupola rendendola solida. Per ottimizzare il peso fu scelto di costruire due diverse calotte, una interna e una esterna. Tutta questa costruzione sarebbe stata vana se non fosse per la lanterna, che funziona come una chiave di volta negli archi romani, interamente in marmo pesantissimo. Brunelleschi non vide completa la sua lanterna realizzata in seguito alla sua morte, ma ne determinò la forma con il suo progetto. Sulla sommità dell’opera svetta una palla d’oro costruita dal Verrocchio aiutato da un certo giovane proveniente da Vinci, Leonardo. L’ultimo passo fu quello degli affreschi realizzati da Giorgio Vasari e Federico Zuccari rappresentanti il Giudizio Universale.

    Si è totalmente schiacciati, annientati dalla maestosità di questi ultimi che con la loro incombenza stupiscono gli occhi del visitatore incredulo. Una volta saliti sulla cima della cupola ottagonale, si gode del panorama della città fino e oltre i confini di Firenze, città ricca di arte e straordinaria cultura.

    È stata un’esperienza magnifica che ci ha permesso di capire come il più grande capolavoro del creato sia l’uomo e come possano essere magnifiche le sue opere: è proprio vero che il lavoro è un modo di prendere parte e contribuire alla creazione di un mondo migliore”.

    Giovanni Arzeni, Edoardo Calvo, Luigi Cafferini, Alice Fraulino, classe 2B

     

    Il Museo del Duomo e il significato della bellezza

    La visita è poi proseguita al Museo dell’Opera del Duomo, che conserva le statue che un tempo caratterizzavano metà della facciata del Duomo, le copie originali delle porte del Battistero, la pietà di Michelangelo incompleta e la statua in legno della Maddalena, che ha colpito i ragazzi e li ha fatti riflettere sul significato della bellezza esteriore: questa statua è infatti volutamente brutta poiché l’artista voleva far capire che Gesù non ci giudica per la nostra bellezza e che della vita fa parte anche il dolore.

    La vista di Firenze dalla Cupola: vale la pena fare fatica!

    “Eravamo impazienti di salire sulla punta della cupola per ammirare il paesaggio da un’altezza così elevata da vedere tutta la città in miniatura. C’è da dire che arrivare fino in cima è stato anche un po’ faticoso. Abbiamo infatti salito 460 scalini circa e ad aumentare la difficoltà della situazione c’erano le mura ristrette e gli scalini a spirale. Questa fatica però è stata ripagata dalla meravigliosa bellezza che era possibile ammirare dall’alto della cupola costruita con impegno da Brunelleschi.

    Fare questa gita è stata per noi un’emozione unica ed indescrivibile soprattutto poiché era da molto tempo che non facevamo un’uscita didattica e ci mancava stare tutti insieme.”

    Caterina Alberto, Giorgia Beverina, Anna Prestini, Emma Stici, classe 2B

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